La celiachia è una malattia che si può manifestare in qualsiasi età della vita, e a seconda dei pazienti e dei casi clinici particolari può presentare sintomi diversi, oppure sintomi comuni ma con un’intensità variabile. Il medico curante, con una semplice visita, non ha gli strumenti necessari per diagnosticare in maniera sicura la malattia celiaca, mentre può consigliare al paziente di sottoporsi a una visita specifica nel caso in cui abbia qualche sospetto. A tal proposito, è strettamente indispensabile che il paziente riferisca al proprio medico tutti i sintomi che ha riscontrato, nonché tutto ciò che ha mangiato nell’ultimo periodo. Sarebbe inoltre opportuno che venisse comunicata l’intensità con la quale questi sintomi sono comparsi.
Se hai il sospetto di essere affetto/a da malattia celiaca, dunque, recati subito dal medico curante e avvia il processo di anamnesi: il medico potrebbe consigliarti di assumere un particolare regime alimentare per verificare se ci sono cambiamenti, oppure indirizzarti direttamente verso una visita specifica.
Breath test al sorbitolo
Uno dei primi test che vengono sottoposti al paziente ai fini della diagnosi della celiachia è il test al sorbitolo. Si tratta di un esame poco invasivo ma che non può dare risultati certi, in quanto ha il solo scopo di evidenziare un malassorbimento di nutrienti (sintomo che compare non solo nei soggetti celiaci, ma anche in soggetti affetti da morbo di Crohn e altre malattie): al paziente viene fornita una soluzione contenete sorbitolo – uno zucchero – da assumere. Successivamente, si prelevano periodicamente campioni dell’alito del paziente per evidenziare la presenza di idrogeno: se questo gas è presente nel respiro, vuol dire che il sorbitolo non è stato digerito dall’intestino tenue (evidenziandone un malfunzionamento) ed è arrivato al colon, nel quale è stato fermentato dalla microflora batterica residente producendo idrogeno come scarto di reazione.
Analisi del sangue
Se anche il breath test risulta positivo, un successivo esame per confermare ulteriormente la presenza di sindrome celiaca consiste nell’analizzare il sangue del paziente. In questo caso, non vengono misurati i valori di zucchero, colesterolo e altri parametri (come nelle analisi del sangue comuni), bensì vengono ricercati precisi anticorpi prodotti dalla malattia autoimmune. La presenza di alcuni specifici anticorpi è infatti correlata alla risposta infiammatoria che viene generata quando il glutine entra in contatto con i villi dell’intestino tenue: a causa dell’infiammazione vengono infatti richiamati anticorpi antigliadina, anticorpi anti-endomisio e transglutaminasi anti tissutale, che tra gli altri effetti hanno anche quello di distruzione dei tessuti, causando l’atrofia dei complessi villi intestinali. Benché l’esame del sangue sia più specifico e permetta di discriminare la malattia da un gruppo ampio, non rappresenta la conferma della presenza della sindrome celiaca.
Esame delle feci
Un altro indicatore utile per evidenziare la probabilità di essere affetti da malattia celiaca è l’esame delle feci: banalmente, in questo test vengono ricercati tutti i componenti che non possono essere digeriti dall’intestino tenue in quanto atrofizzato e che quindi – non essendo metabolizzati dalla flora intestinale – si riversano tal quali nelle feci. Tra questi vi sono acidi grassi, vitamine del gruppo B (folati) e alcuni carboidrati complessi che non possono essere digeriti dai batteri del colon.
La biopsia duodenale
Questo test permette di determinare con certezza quasi assoluta se un paziente è affetto da celiachia: il paziente viene visitato attraverso una sonda che penetra dal cavo orale e giunge all’esofago, nello stomaco e infine nel primo tratto dell’intestino tenue. La sonda presenta una minuscola telecamera (che permette di effettuare una prima diagnosi visiva, seppur approssimativa) e degli strumenti in grado di prelevare campioni di tessuti. Questi vengono poi sottoposti ad analisi di laboratorio e osservati al microscopio.